In Absentia

Silenzio, un rumore tonante che si soffoca nelle orecchie per salire al cervello e trionfare in un nulla muto.

Una debolezza costante, una nostalgia bramosa che viene fuori dall'intestino per salire energicamente e finalmente rilasciarsi in una sensazione non identificabile, in un circo ossimoro di tatto, vista e odore.

Nell'absentia della stabilità, di un esercito di ciottoli ben ordinati in piedi sotto i nostri accoglienti mocassini soggiorno, di una partita che risveglia la luce della creatività, di un assioma di affidare e a cui delegare le coscienze prefabbricate, Innumerevoli dubbi si frantumarono in un vortice di idee e impalpabili ologrammi ancora utopici e definibili. In absentia di poter dare qualcosa per scontato e stabilito, in absentia di punti fissi; dobbiamo ricominciare tutto da capo.
Lasciate che il genio emerga, libero dalla bottiglia, si libra nell'etere e rilascia la sua essenza come se fosse un arcobaleno fatto di mille frammenti di diamante sagomati e colorati.
Diamo priorità alle apparenze e all'abito che fa l'uomo, facciamo della comfort zone una scatola da cui i ricordi e le epifanie scatenate potrebbero essere facilmente tratte; Facciamo in modo che la nuova normalità e il nuovo smart working comfy outfit siano la tela del futuro per accarezzare, capovolgere, reinventare e poi adagiarsi su fantasie emotive e sensazioni pittoresche. 
Facciamo in modo che il comfort fisico diventi psicologico, ci sentiamo bene nella pelle, qualunque sia il suo rivestimento, perché è l'unico accessorio così indispensabile da meritare un endecasillabi dedicato a scritte epopee.

Ogni epoca da chiamare tale deve avere un inizio e una fine, ognuno determinato da catastrofi più o meno allegoriche, rivoluzioni più o meno teatrali e personaggi dalle sfumature più o meno epiche; Ognuno di loro condivide un comune denominatore fatto di nuovi inizi, nuove possibilità, nuove realtà, nuove ali da diffondere, nuovi concetti con cui identificarsi.

Nella storia della moda, ad esempio, le frange degli anni Venti sostituirono i bustini e le gonne di fine Ottocento e il cappotto con gilet e parrucca infine inondò ogni guardaroba dei signori di Londra a partire dalla Peste del 1666. Ciò che comporterà vivere nell'era post-2020 è un divenire inarrestabile, uno scatenato, interminabili riverberi in tonalità pastello, o un fascio accecante e indefinibile di codici colore racchiusi in piccole scatole di forme e dimensioni multiple; 
dove ognuno di loro è fatto di sentimenti ed emozioni, sensi aumentati, alla fine portati al loro apice da un leitmotiv che ognuno di noi sarebbe in grado di dare alla luce, da un legame così forte e identificante con l'individuo che crea binomi così indissolubili da mettere in discussione il concetto di oggettività e razionalità pragmatica.

Ogni individuo si pone egoisticamente al centro del proprio universo stilistico, circondandosi di un insieme apparentemente eclettico e trasversale di vizi e accessori che lo identificano e lo espongono in modo più o meno spudorato, come traduttore istantaneo dell'Esperanto.
Orequo potrebbe essere solo una piccola goccia dell'immensa onda innovativa che ci travolgerà, ma sarà quella che romperà la schiena del cammello.


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